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Nel commentare la versione italiana dell'Eneide tradotta da Cesare Vivaldi, Giuseppe Ungaretti definiva "parola inimitabile" quella di Virgilio: era il 1962. Perchè inimitabile? "Perchè una parola che appartenga a una lingua ha suono, cadenza, possibilità d'intreccio verbale che non possono trasferirsi in alcun modo ad altra lingua". Vieppiù per la Poesia, massime per un artista musicalissimo come Virgilio. Eppure come il traduttore di allora umilmente ammise di non potere risolvere l'aporia, e tentò la riproduzione della fonìa del verso, così auguriamo che Pippo Nasca abbia vissuto e operato - almeno tali ci pàrvero le versioni qui esposte - in confronto all'italico Leopardi.